Mostre
Chi sale due piani di scale si merita un premio e una sorpresa. Sto impiegando grandi energie ed impegno per realizzare un calendario annuale di mostre che premi queste aspettative. E seguo un criterio semplice : proporre solo ciò che mi piace e mi fa crescere. Una visione egocentrica, che però mi consente di trasmettere entusiasmo e autenticità.
Perciò aspettatevi proposte insolite, di nicchia, ma non perché pensate per un pubblico di privilegiati. 1 Stile è per chiunque abbia voglia di sperimentare emozioni culturali nuove, stimolanti.
Senza preconcetti e, tuttavia, con la passione per le tradizioni che ci hanno consegnato l’intelligenza del ben fare. Mostre che aprono le porte al talento: che sia in forme avveniristiche o nella riproposizione di nobili forme. Spazio dunque ai giovani, sia d’età che di spirito: ricordando che non sempre le due cose equivalgono. Mostre per incontrarsi a conversare tra pareti colorate, in ambienti caldi e accoglienti che stimolino circolazione di idee e scambio di opinioni.
COLLETTIVA D'ARTE Mantovana | 3-24 settembre 2016
Artisti mantovani e Mantova protagonisti di questa collettiva. Venti pittori, scultori, fotografi che hanno un rapporto stretto di stima ed amicizia con la galleria 1 Stile: molti hanno già esposto qui le loro opere apprezzando questa location intima e la filosofia della sua curatrice. Che mette al primo posto l’esigenza didattica di comunicare a un pubblico, anche di non intenditori, l’intento espressivo degli artisti creando per loro una vetrina.
Per questo le opere sono suddivise in sezioni e corredate di didascalie esplicative. Si espongono dipinti e sculture di carattere figurativo accanto a installazioni e tele astratte e concettuali d aritisti viventi e non. La Mantovanità del titolo non è sinonimo di una scuola, ma di un periodo storico e, certamente, testimonianza di un ambiente culturale che era ed è humus per gli artisti virgiliani.
Questa collettiva vuol essere la prima di una serie e la galleria ospiterà le scuole mantovane in un progetto di laboratorio permanente, per far conoscere ai giovani il patrimonio artistico mantovano contemporaneo: nell’anno di Mantova Capitale della Cultura Italiana è un auspicio e un esempio.
FRANCESCA FUSARI-FRANCESCA MARINI Tra realtà e fantasia | 28 maggio-18 giugno
Per Francesca Fusari la scoperta analitica del mondo esterno è un divenire del segno grafico che coincide con il divenire del mondo visibile, riproducendone la tensione sotterranea. Cieli, orizzonti, corpi, sguardi esorcizzano il bianco di fondo in silenziosi spazi sottratti alle atmosfere labili dell'aria e della luce naturale. Zone franche d'esilio, dove cercare la piena concordanza tra pensiero e immagine con linee di frontiera tra cosa e cosa che paiono comunque intridere la forma annullando le distanze allo scopo di collegare fenomeni imprevisti e lontani, saldando il microcosmo al macrocosmo. Un tratto pieno per finestre di dialogo tra l'autrice, ciò che la circonda, le sue ispirazioni, a guisa di calchi della mente, propri ideali assorbiti e assoggettati all'unità della ragione nel libero gesto di un moto corporeo puro, concreto, privato.
Espansioni sulle superfici di forme-zone in rapporto-contrasto, per rendere le intermittenze del cuore nella compattezza saldata da un bordo come il “cloison”, il bordo metallico di contorno, grave e ritmico, in cui ogni campo è delimitato, e in questo caso, entro il quale di rado si insinua il colore per tingere dolcemente le tensioni schematiche, prospettiche e proporzionali. Infiniti pensieri che rivelano una poetica della traccia risoluta, una messa in pagina dello spazio scenico e dei singoli scorci in un proprio luogo esistenziale dove “stare” significa anche essere, anche creare.
Francesca Marini indaga figure incompiute in raffinati esempi di fantasia, dove forma, colore e commozione si concentrano nell'impianto nitido e senza peso di nudi antropomorfi, facendo vacillare i confini mentali tra realtà e pensiero grafico. Le sue immagini, libere per inclinazioni e per gusto, sottendono un'idea di partenza sempre normale nelle loro proporzioni e nei loro rapporti, ma durante il percorso di elaborazione si mutilano per divenire vive ed espressive attorno a un vuoto, perdendo volume e corposità. In quello spazio, punto di transizione tra l'umano e l'animale, colori ricchi di delicate sfumature ed eleganze cromatiche presentano “repertori scientifici”, saettanti schizzi con nuovi soggetti nello spirito dei vecchi taccuini che un tempo comunicavano molto sulle cose ma meno sul loro rapporto con l'artista, ma ivi associati al processo primario dell'inconscio e alla sua potente carica d'unione e riduzione a un tutto omogeneo. Fogli tracciati da un percorso non descritto, non raccontato, ma abbandoni sorgivi in un sintetismo grafico con la semplicità e la spontaneità di un abbozzo, un'idea stabile “come fare un gesto espressivo”, “una pittura riassunta, fatta con mezzi ridotti”. Una progressiva precisazione in cui a definirsi è l'emozione dell'artista in un risultato dal richiamo consapevole all'estetica orientale per quel che concerne l'identificazione nel modello: “quando disegnate un albero dal basso dovete avere la sensazione di salire con lui”. Oltre l'orizzonte del comune e del quotidiano, le forme enigmatiche di un percorso fatto in compagnia del proprio animo, condensano linee semplici e colori puri per rappresentare un rapporto che esiste esclusivamente tra la propria esistenza e l'immagine creata. E dalle fondamenta di un approccio più mentale che fisico nasce una radice che accoglie con grazia spontanea “personaggi fantastici” immobili, solitari, ricondotti all'incontro diretto e flagrante con la natura.
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CARLO BONFA' Continua-mente-discontinuo | 22 aprile-21 maggio
Ciò che colpisce nel lavoro di Carlo Bonfà è l’impossibilità a etichettarlo. Per comodità si parla di arte concettuale, ma anche questa è una definizione che gli sta stretta. E’ vero che tutto il processo creativo si fa nella sua mente, ma osserviamo anche un aspetto di casualità che gli sfugge e che pure egli ricerca. E penso ai primi lavori minutissimi dove la ripetitività del gesto e della misura del suo respiro su di esso era a dir poco ossessiva eppure….eppure non sapeva quanto era lungo il foglio di carta su chi dipingeva!
Contraddizione, questa sì una parola che l’artista abbraccia con tutto sé stesso poiché misteriosamente consapevole che dal caos si fa ordine. Significati che hanno un senso profondo nel suo agito, in un fare che non è ricerca del consenso, non è neppure sperimentazione, ma un vivere il farsi delle cose. Sorprendersi delle sensazioni che suscita il suo lavoro prima di tutto per sè stesso. Come capita ai bambini. Ed ecco la voglia di giocare, il recupero di elementi del mondo infantile, l’uso dei colori squillanti e però mai stesi con casualità. Il bisogno di levigatezza, rassicurante, cui subito si oppone un pungiglione acuto che tiene a distanza di sicurezza.
Bonfà ci sorprende perché ci vuole attenti!
Per questa mostra l’artista ha scelto lo spazio intimo di una home gallery. Non sfugga che un artista esposto nel 2014 nei saloni di Palazzo Te si senta perfettamente a suo agio in questa come in quella dimensione. E non sorprenda il percorso pensato per 1 Stile: disegni degli anni tra ’90 e 2000, raffinatissime texture grafiche accese qua e là di colore minuto; deliziose valigette dove la prediletta forma quadrata regola un possibile disordine anche nel loro farsi multipli; maschere così dense di significati simbolici proposte con lavoro artigianale sapiente a stabilire un diaframma tra teatro e realtà, astratto e figura, tragedia e commedia… Per attrarci e respingerci in un’altalena di emozioni che scongiura certamente l’unico rischio che l’artista e l’uomo temono: l’indifferenza!
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